Affinità elettive

I Berluscones e i Berluschinis hanno fatto l’accordo. Finalmente dopo la catastrofe democratica provocata dalla legge porcata imposta dal centrodestra di proprietà di Berlusconi avremo una nuova legge elettorale. Il Berlusconi, dopo essere stato espulso dal Senato della Repubblica, ha scoperto affinità elettive con il prode Renzi: sindaco di Firenze e super votato alle primarie del PD che, come è noto,lo hanno incoronato segretario del solido Partito democratico. Profonda consonanza con Forza Italia nella “riforma” della Costituzione e in quella della legge elettorale, ha dichiarato Renzi. Ottimo e abbondante il tutto. Non c’è da meravigliarsi più di tanto. Ci troviamo di fronte a personaggi che hanno molto in comune. Uno ha dominato la scena politica italiana per venti anni ed è stato capace di tener fede al suo essere Unto dal Signore: chi altri avrebbe potuto resistere agli attacchi concentrici di magistratura, comunisti e l’odiosa stampa nazionale ed estera? E’ vero che alla fine è diventato un pregiudicato in attesa di sapere se andrà agli arresti domiciliari o ai servizi sociali, ma la cosa in Italia non ha importanza, Lui rimane il leader massimo della destra italiana e quindi l’interlocutore privilegiato del Capo assoluto del PD. Se non è un miracolo questo, che cosa è? Da parte sua il Renzi non ha dichiarato di essere ancora Unto dal Signore, ma è sulla buona strada. Non ha soltanto resuscitato un morto “politico” ma rischia di farlo diventare un Padre della Patria. Nel pantheon dei costituenti la Repubblica accanto a De Gasperi,Togliatti, Calamandrei, Terracini, Moro ecc…ecc. ci sarà Lui, presidente dell’A.C.Milan, noto nel mondo per la passione del cabaret fatto in casa e per aver portato l’Italia al tracollo finanziario. Per intanto, anche Renzi sembra che abbia ottenuto la proprietà piena del partito. A differenza di Berlusconi non lo ha comperato con i propri danari, ma attraverso un voto popolare. Ci assicura il sindaco che quei due milioni di voti ottenuti alle primarie volevano la fine della contesa con la destra berlusconiana. E’ difficile contestare la sua tesi e anche se c’è chi sostiene che immaginare di riformare l’Italia con chi ha contribuito a renderla un Paese alla deriva sembrerebbe problematico. Ma quello che sostiene il Capo era da tempo indiscutibile per la destra adesso lo è anche per il centrosinistra. Certo per chi ha una certa età può meravigliare un segretario di un partito che si auto definisce democratico, che dichiara nella direzione  e nei gruppi parlamentari che una proposta da Lui fatta deve essere accettata senza se e senza ma altrimenti tutti a casa, ma è una meraviglia arcaica da rottamare. Il Verbo non si discute. Anche Lui, inteso come il sindaco-segretario, risponde soltanto al popolo che lo ha votato. Renzi vuole abolire il senato e le province per risparmiare. Fa benissimo. Forse potrebbe iniziare a risparmiare eliminando la direzione del PD, tanto sembra un organismo inutile come un frigorifero al polo nord. Un uomo solo al comando non ha bisogno di perdere tempo in oziose discussioni. Possiamo stare comunque tranquilli: i prossimi parlamentari continueranno ad essere nominati dai segretari dei partiti, ma adesso i capi partito sono altra cosa rispetto al passato.  Vuoi mettere il Renzi con i vecchi segretari del PD.

Mistificazioni da evitare

Con l’urgenza derivante da un situazione politica e sociale da brividi, il segretario Renzi ha fatto conoscere le sue idee rispetto alla inevititabile modifica della legge elettorale porcata imposta a maggioranza dalla destra berlusconiana otto anni or sono, Soltanto dopo la sentenza della Corte costituzionale il ceto politico ha capito che deve riformare il sistema elettorale. Quale è lo scopo delle elezioni? Consentire ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti in parlamento secondo i valori e le esigenze concrete di ciascuno e contribuire a scegliere un governo, Quindi ci vuole una legge elettorale che consenta questo bisogno di essere rappresentati e favorisce nel contempo aggregazioni per il governo del Paese. Sommessamente sottolineo che nessuna delle tre ipotesi formulate da Renzi soddisfa entrambe le esigenze. Il “Mattarellum”, riformato con un premio di maggioranza, conserva alle segreterie nazionali dei partiti la scelta degli eletti. Chi sceglie chi candidare nei collegi? Le segreterie nazionali. Questo è stato il meccanismo che ha consentito, ad esempio, a Di Pietro (abruzzese) di essere eletto nel collegio del Mugello “rosso” (Toscana) o al prode Adornato di ottenere il posto in parlamento con l’elezione nel collegio di Perugia dove, ne sono testimone, era un perfetto sconosciuto. Nelle segrete stanze romane di compensazione si decidevano i collegi da assegnare di là da ogni considerazione dei rapporti del candidato con il territorio. Utile sarebbe per Renzi rileggere ciò che intellettuali e opinion maker dicevano del “Mattarellum” vigente. Eleggere il sindaco d’Italia? A mia conoscenza soltanto in Israele si elegge il primo ministro. Posso essere in torto ma in tutte le democrazie evolute il capo del governo è eletto dal parlamento. La nostra carta costituzionale prevede appunto che l’incarico di capo del governo è dato dal presidente della repubblica e soltanto dopo la fiducia del parlamento il governo assume pieni poteri.  Il sistema spagnolo dei piccoli collegi? Se si vuole il bipartitismo e non il bipolarismo la scelta è giusta ma il criterio della rappresentanza viene a cadere completamente. La democrazia italiana è malata e molti sono i segnali che ci dicono che sta montando nel popolo l’idea dell’uomo solo al comando sia la risposta alla decadenza dei partiti, Purtroppo nella nostra storia ne abbiamo fatto esperienza prima con il ventennio mussoliniano poi con il ventennio berlusconiano. Dalla tragedia alla farsa.