Berlusconate

In nessuna parte del mondo le elezioni politiche sono un pranzo di gala. I partiti in genere tentano di conquistare voti attraverso programmi volti ad acquisire nuovi voti mantenendo l’elettore solitamente fedele. Anche in Francia o in Gran Bretagna o negli USA si cerca di dimostrare che i competitor sono inadeguati alla bisogna. Le promesse dei partiti sono molto simili. Ad esempio, tutti vogliono abbassare la tassazione. Ed è ovvio perché. Il livello di pressione fiscale è diventato indecente. Nessuno sembra responsabile di ciò così che nessun appare convincente. Non lo è il centrodestra essendo stato il governo che ha prodotto l’aumento delle tasse più rilevante. (altro…)

Berlusconate

In nessuna parte del mondo le elezioni politiche sono un pranzo di gala. I partiti in genere tentano di conquistare voti attraverso programmi volti ad acquisire nuovi voti mantenendo l’elettore solitamente fedele. Anche in Francia o in Gran Bretagna o negli USA si cerca di dimostrare che i competitor sono inadeguati alla bisogna. Le promesse dei partiti sono molto simili. Ad esempio, tutti vogliono abbassare la tassazione. Ed è ovvio perchè. Il livello di pressione fiscale è diventato indecente. Nessuno sembra responsabile di ciò così che nessun appare convincente. Non lo è il centrodestra essendo stato il governo che ha prodotto l’aumento delle tasse più rilevante. Non lo è l’aggregato attorno a Mario Monti per l’ovvia ragione che nei tredici mesi di governo le tasse sono ulteriormente aumentate. Convincente lo è poco il centrosinistra perchè il suo programma non mette al centro la questione delle questioni: la radicale svolta delle politiche europee rispetto agli investimenti necessari a rilanciare l’economia della zona comunitaria.Il centrosinistra non può che esplicitare un conflitto con le politiche delle burocrazie europee e una pressione aspra nei confronti delle scelte rigoriste della Merkel. L’ammucchiata guidata da Ingroia sembra interessata, come il movimento cinque stelle, alla rivoluzione e le problematiche dell’economia appaiono loro secondarie. La competizione sui programmi è quindi marginalizzata a vantaggio dell’insulto all’avversario. Vittima prediletta è per adesso Vendola. Monti ne ha fatto una questione di principio e non passa giorno che non ricordi l’estremismo del presidente della Puglia. Povero Vendola stretto tra le accuse di Monti e quelle degli ingroiani che lo dipingono come un poveraccio a disposizione dell’alleanza con Monti. Si capisce, i neofiti delle campagne elettorali vogliono recuperare il tempo perduto a fare altro lontano della tenzone politica. Così il bocconiano ex commissario europeo, insegue le berlusconate. Come ha costruito il Cavaliere le sue fortune politiche? Non bisogna far governare i comunisti e il PD è il comunismo truccato, ha detto per anni. Che t’inventa il Monti? Il PD è un partito fondato nel 1921. Comunisti. Poi alla Berlusconi usa la smentita. Non mi sono espresso bene, dice il professore. Sollecita una certa malinconia questo tentativo montiano di apparire il nuovo che avanza. Quale è l’ideologia espressa dalle scelte del governo dei professori? IL liberismo e quella di un libero mercato che neanche Adam Smith avrebbe consentito. E’ noto che il grande economista è vissuto nel “˜700 e le sue idee si possono apprezzare, ma difficile considerarle nuovissime. Tra l’altro molti scienziati dell’economia stanno analizzando la crisi del neo-liberismo e dei danni che la finanziarizzazione dell’economia sta producendo nel mondo. Via la politica dalle banche. Un solo grido si è levato dopo l’apertura dell’indagine su MPS. Eppure quello che sta succedendo da molti anni nel mondo è l’egemonia del sistema finanziario sulla distribuzione della ricchezza mondiale. E’ la finanza che guida la politica non il contrario. E’ la fusione tra le banche commerciali e quelle di affari la causa fondamentale che ha prodotto il disastro partito da Wall Street. La politica non ha gestito le banche, a ogni latitudine è stata incapace di regolare l’avidità  della finanza. Oggi paghiamo le scelte avventurose di quel mondo che tanto ha apprezzato la sobrietà  di Monti nell’affrontare il problema della speculazione finanziaria e che continua a tifare Monti for President. E la sinistra che fa? Si divide come di consueto. Anche questa volta la divisione lacera tanto gli uomini e le donne del popolo della sinistra che si rischia l’astensione dal voto di parte di loro. Così mentre i berluscones riescono a rimettere in campo il loro elettore astensionista, la sinistra rischia di stimolare il proprio verso il non voto. Un dirigente di Rifondazione, sconsolato, mi ha detto che la scelta intelligente sarebbe stata quella di individuare le regioni a rischio per il premio di maggioranza al Senato e autonomamente, senza alcuna trattativa con il centrosinistra, fare un’operazione di desistenza favorendo così il centrosinistra e svantaggiando la destra e i montiani. Una scelta simile avrebbe fatto aumentare i voti di Rivoluzione Civile alla Camera e reso sterile la campagna sul voto utile che il PD lancerà . La tesi che ha prevalso nei gruppi dirigenti di Rivoluzione Civile è stata quella di strappare voti a Vendola anche al Senato. Ottimo e abbondante. Continua a funzionare la maledizione pluriennale della sinistra per cui il nemico primario è quello che ha idee in parte simili alle tue. Questo processo ha portato la sinistra anticapitalista all’irrilevanza in quasi tutti i parlamenti europei. Ciò rende la democrazia rappresentativa più povera e monca della rappresentazione d’idee e d’interessi fondamentali per la tenuta democratica di un Paese. In una crisi dirompente come l’attuale escludere dal Parlamento le forze che rappresentano i ceti più colpiti, sarebbe disastroso. Ne parlano poco e pochi, ma la tenuta sociale del Paese è a rischio vero. La metà  di qualsiasi telegiornale continua a essere dedicata agli scandali di regime. L’altra ai dati di una crisi che sembra infinita. Ciò non può che provocare ulteriore indignazione e ribellione di quella parte dell’Italia che subisce il declino. Non si tratta più soltanto della sofferenza di lavoratori sempre più precari o di pensionati che vedono la loro pensione liquefarsi. La crisi colpisce vaste zone di ceto medio. Tutto il mondo della produzione, imprenditori e dipendenti, vedono ormai soltanto un buco nero nel loro futuro. Questi venti giorni di campagna elettorale dovrebbero essere utilizzati per indicare le concrete scelte per invertire la rotta invece di parlare dei limiti del proprio competitore elettorale. Si potrebbero individuare quelle opzioni che obbligano il ceto politico a essere al servizio della gente e non del proprio orticello o bandierina che sia?