Mondi paralleli

Due mondi paralleli che non si conoscono e non comunicano se non a sprazzi. La realtà  di un Paese allo stremo e il mondo della politica impegnato nella campagna elettorale che parla di alleanze future, di scenari apocalittici se vince lo schieramento guidato da Tizio o guidato da Caio. Tutti che si affannano a promettere svolte radicali, rivoluzioni, devozione all’Europa o referendum per uscire dal sistema dell’Euro. Grande è la confusione sotto il cielo, pessima la situazione. Dando per acquisita la smemoratezza del popolo italiano, molti ripresentano le stesse ricette salvifiche proposte nel passato per uscire da una crisi da loro stessi provocata. Siamo al nuovo contratto con gli italiani e anche chi ci ha governato nell’ultimo anno non sfugge al meccanismo di mistificare la realtà  e lo fa smarrendo anche la sobrietà . Sostenere che la CGIL è la causa della mancata crescita dell’offerta di lavoro è semplicemente una falsità  gratuita contro il più grande sindacato italiano. Si è fatto di tutto per isolarlo, si sono fatti accordi separati con gli altri sindacati, s’impedisce la presenza della FIOM nelle fabbriche del maggior gruppo automobilistico e, adesso, si assegna il ruolo dell’untore alla CGIL. Non è troppo professor Monti? Non è che il suo bilancio brilli per risultati rispetto all’esigenza di creare ricchezza o di messa a disposizione di risorse per far crescere l’economia reale. Il suo governo ha tagliato molto ma costruito poco, professore. Non lo dicono i soliti “comunisti”, lo sostengono ormai anche entità  internazionali che pur hanno gioito quando è diventato capo del governo italiano, dopo la calaverna berlusconiana. L’ha capito persino il suo forte sponsor, Eugenio Scalfari. Pensa davvero che Fini, Buttiglione o Casini siano più riformisti della signora Camusso? Il differenziale tra i bond italiani e quelli tedeschi è tornato a livelli accettabili, bene. Ma non si vive di solo spread e forse sarebbe stato opportuno che avesse ascoltato chi suggeriva di mettere in campo quegli investimenti volti ad accelerare la ripresa economica. Invece tutti, tutti, i fondamentali dell’economia italiana sono nell’ultimo anno, peggiorati. E tutto ciò che riguarda il welfare, a causa dei tagli, ha subito un tracollo che ha reso ancora più precaria la condizione di vita degli italiani. Non può far finta di nulla e parlare d’altro. E’ vero il PD non può tirarsi fuori dalla vicenda del Monte dei Paschi ed è vero che l’intreccio tra politica e banche è cosa deleteria. Essendo uno studioso sa bene che questa non è una novità  nè in Italia nè in occidente. Negli Stati Uniti costituisce scandalo il meccanismo del revolving doors, cioè il fatto del continuo scambio tra un incarico in una banca e un incarico di governo. Nel nostro piccolo, leggendario è stato per decenni il sistema di potere democristiano incentrato sulle Casse di Risparmio, sulla rete di banche locali e nazionali. La nomina dei vertici delle banche è stata prerogativa delle forze di governo fino a pochi anni or sono. Vogliamo parlare di derivati, di titoli tossici? Ancor oggi non c’è cifra esatta di quanta spazzatura ha prodotto la speculazione finanziaria operata dal sistema bancario mondiale. Ancora oggi non sono stati affrontati alla radice i meccanismi che producono la tossicità . Conosciuto in tutto il mondo che conta come esperto, note le sue consulenze per agglomerati tipo Goldman & Sachs, la più grande banca d’affari del mondo, avrebbe avuto tutti gli strumenti per attivare una lotta rigorosa contro il cancro della speculazione. Eppure il suo governo non ha mosso dito nè l’ha fatto la Comunità  Europea di cui lei è primario protagonista. Le banche italiane hanno ricevuto miliardi di Euro a tassi irrisori ma non hanno attivato alcun processo virtuoso in favore dell’economia reale e le imprese sono strette nella morsa tra crediti nei confronti della struttura pubblica e blocco del credito delle banche. Al riguardo il governo dei tecnici non ha fatto nulla. Sarebbe utile sapere se le banche che hanno ottenuto prestiti dalla Banca Centrale Europea per ricostruire il proprio patrimonio, colpito dalla speculazione, hanno continuato a dare ai propri dirigenti gli stessi benefit di prima della crisi. La giusta indignazione per gli emolumenti e i privilegi della casta politica ci fanno spesso dimenticare come vi siano categorie professionali che godono di privilegi e di stipendi paradossali in un momento di crisi. Dicono che è il libero mercato che condiziona certi emolumenti. Una balla come tante altre. A mia conoscenza, non esiste dirigente di una piccola o media impresa privata che ha un trattamento contrattuale simile a quello di un alto dirigente della struttura pubblica o di aziende economiche non private. Va ricordato che anche all’interno di questo settore persistono differenze nella forbice salariale ormai intollerabili. Se è sbagliata una politica che si occupa della gestione di una banca, è anche inaccettabile l’intreccio tra la politica e certe categorie professionali che devono il loro stipendio, appunto, al rapporto con la politica. Il nostro è da anni un Paese da rifondare. Per farlo è certo necessario reintrodurre elementi di speranza e di fiducia. Le forze politiche piuttosto che contorcersi alla ricerca di alleanze raffazzonate, dovrebbero discutere su come sia possibile uscire dal degrado. E’ loro la responsabilità  di individuare un percorso rigoroso che abbia al centro il lavoro, la questione delle nuove generazioni e l’affermazione di una giustizia sociale riconosciuta come motore di una nuova Italia.
Corriere dell’Umbria 27 gennaio 2013

Centrosinistra, l’ora delle scelte

Perfetto. Bersani ha annunciato che il PD non intende partecipare al cabaret della politica e quindi la campagna elettorale del maggior partito del centrosinistra sarà incentrata sui problemi del Paese e non sulla ricerca degli effetti speciali che i talk show possono produrre. E’ provato da ogni statistica che il popolo italiano legge poco i giornali e ancor meno i libri. La formazione delle idee e delle scelte politiche dipende molto, c’è chi sostiene esclusivamente, dalla presenza televisiva dei leader e dei leaderini dei partiti e dei movimenti. Particolarità, un’altra, del nostro Paese è stata quella di aver trasformato il dibattito politico in uno spettacolo di guitti. Responsabilità primaria dell’imbarbarimento è stata del berlusconismo, ma alla costruzione di questo modo di discutere di politica ha partecipato per un ventennio anche il fior fiore degli uomini e delle donne anche del centrosinistra. La scomparsa dei partiti di massa come luogo di formazione e di acculturazione del popolo ha dato un enorme spazio a imbonitori di tutti i colori, sempre alla ricerca del palcoscenico televisivo dove esprimersi spesso urlando e insultando l’avversario e raramente producendo idee non banali. Slogan e battute a effetto sono ormai insopportabili per i più, ha ragione Bersani. La speranza è che questa campagna elettorale rappresenti una svolta e che i partiti riescano a farsi capire dall’elettorato. C’è bisogno di rendere chiaro ciò che si vuol fare per invertire la tendenza recessiva di un Paese che rimane a rischio collasso. I dati dell’ultimo bollettino della Banca d’Italia non lasciano dubbi rispetto alle prospettive negative per i livelli occupazionali e per i vincoli alla ripresa. Secondo la Confindustria, dall’inizio della crisi del 2008 al dicembre 2012, la produzione industriale si è ridotta del venticinque per cento. Cioè l’Italia ha perduto un quarto della capacità produttiva. Non vogliamo chiamarla depressione in atto? Tra disoccupati e cassa integrati siamo attorno ai tre milioni e duecentomila di donne e uomini senza lavoro. Oltre il trentasette per cento dei giovani sono disoccupati. Tra chi lavora almeno un quarto ha un’occupazione precaria. Basta così? Forse più che di generiche agende professorali c’è bisogno di capire perché l’Italia è così ridotta. La responsabilità non può essere imputata al governo Monti. La situazione ereditata era quella che era e il rischio del collasso del debito era nelle cose. Responsabilità di Monti è stata quella di proseguire nelle politiche di austerità imposte dall’Europa e portate avanti da Tremonti. Tra il 2011 e il 2012 il governo Berlusconi e quello di Monti hanno imposto cinque manovre fiscali per un totale di tagli per 120 miliardi di Euro. Un salasso all’economia reale di dimensioni epocali. La Banca d’Italia, ma anche il Fondo Monetario, sostiene che le politiche di riduzione del deficit e del debito pubblico non possono funzionare in mancanza di scelte politiche di sviluppo. Che ne pensa al riguardo Bersani e il centrosinistra? Il rispetto dei vincoli comunitari non impedisce un confronto anche aspro per modificare le linee guida delle burocrazie europee e della Germania. Le politiche di austerità non hanno funzionato. Sono l’esatto contrario di quanto sta avvenendo nell’economia americana che notoriamente non è guidata da estremisti alla Vendola. D’altra parte, non c’è bisogno di essere massimalisti comunisti per capire che senza rinsanguare l’economia reale anche il debito pubblico non potrà che crescere e lo scempio del già fragile welfare state italiano non potrà che rendere precaria la tenuta sociale di un Paese già stremato. Senza produrre un nuovo sviluppo. In Italia non c’è un eccesso di spesa pubblica rispetto ad altri Paesi europei. Purtroppo la nostra è in parte consistente, inefficiente a causa di apparati burocratici spesso inadeguati e improduttivi. La riconversione della spesa e della burocrazia pubblica sarà questione primaria del governo che verrà? Difficile esserne sicuri. Le esperienze passate non sono rassicuranti. La riforma che va sotto il nome dell’onorevole Bassanini ha prodotto una burocrazia dirigenziale molto ben pagata, spesso inamovibile ma non sempre efficace e all’altezza dei compiti da svolgere. Rendere l’apparato pubblico più efficiente significa valorizzare le molte intelligenze presenti nelle strutture pubbliche e investire nelle tecnologie capaci di rendere il rapporto con il cittadino più semplice. L’ideologia dominante è quella che assegna allo Stato un ruolo marginale a vantaggio di un libero mercato senza lacci e laccioli. Basta studiare qualche statistica e si scopre l’inganno. Esemplare quanto succede per la spesa sanitaria nel mondo. Le statistiche dell’organizzazione mondiale della sanità dimostrano che i Paesi a gestione pubblica sostengono una spesa enormemente inferiore a quelli a sanità privata. Il centrosinistra vuol continuare con le scelte del governo Monti di taglio alla sanità pubblica o s’impegna a renderla più efficace, conservando però il diritto alla salute previsto dalla carta Costituzionale? Quali le scelte per produrre nuovo lavoro? Le grandi opere o l’opzione di creare lavoro con interventi diffusi nel territorio a risanamento ambientale? Grandi opere o rendere le fatiscenti scuole pubbliche adeguate in sicurezza e creando spazi adatti ai giovani studenti? Senza modificare il fallimentare modello di sviluppo prevalente in questi decenni il riformismo nostrano rischia di fallire la nuova prova di governo del Paese.
Corriere dell’Umbria 20 gennaio 2013

Centrosinistra, l’ora delle scelte

Perfetto. Bersani ha annunciato che il PD non intende partecipare al cabaret della politica e quindi la campagna elettorale del maggior partito del centrosinistra sarà  incentrata sui problemi del Paese e non sulla ricerca degli effetti speciali che i talk show possono produrre. E’ provato da ogni statistica che il popolo italiano legge poco i giornali e ancor meno i libri. La formazione delle idee e delle scelte politiche dipende molto, c’è chi sostiene esclusivamente, dalla presenza televisiva dei leader e dei leaderini dei partiti e dei movimenti. Particolarità , un’altra, del nostro Paese è stata quella di aver trasformato il dibattito politico in uno spettacolo di guitti. Responsabilità  primaria dell’imbarbarimento è stata del berlusconismo, ma alla costruzione di questo modo di discutere di politica ha partecipato per un ventennio anche il fior fiore degli uomini e delle donne anche del centrosinistra. La scomparsa dei partiti di massa come luogo di formazione e di acculturazione del popolo ha dato un enorme spazio a imbonitori di tutti i colori, sempre alla ricerca del palcoscenico televisivo dove esprimersi spesso urlando e insultando l’avversario e raramente producendo idee non banali. Slogan e battute a effetto sono ormai insopportabili per i più, ha ragione Bersani. La speranza è che questa campagna elettorale rappresenti una svolta e che i partiti riescano a farsi capire dall’elettorato. C’è bisogno di rendere chiaro ciò che si vuol fare per invertire la tendenza recessiva di un Paese che rimane a rischio collasso. I dati dell’ultimo bollettino della Banca d’Italia non lasciano dubbi rispetto alle prospettive negative per i livelli occupazionali e per i vincoli alla ripresa. Secondo la Confindustria, dall’inizio della crisi del 2008 al dicembre 2012, la produzione industriale si è ridotta del venticinque per cento. Cioè l’Italia ha perduto un quarto della capacità  produttiva. Non vogliamo chiamarla depressione in atto? Tra disoccupati e cassa integrati siamo attorno ai tre milioni e duecentomila di donne e uomini senza lavoro. Oltre il trentasette per cento dei giovani sono disoccupati. Tra chi lavora almeno un quarto ha un’occupazione precaria. Basta così? Forse più che di generiche agende professorali c’è bisogno di capire perchè l’Italia è così ridotta. La responsabilità  non può essere imputata al governo Monti. La situazione ereditata era quella che era e il rischio del collasso del debito era nelle cose. Responsabilità  di Monti è stata quella di proseguire nelle politiche di austerità  imposte dall’Europa e portate avanti da Tremonti. Tra il 2011 e il 2012 il governo Berlusconi e quello di Monti hanno imposto cinque manovre fiscali per un totale di tagli per 120 miliardi di Euro. Un salasso all’economia reale di dimensioni epocali. La Banca d’Italia, ma anche il Fondo Monetario, sostiene che le politiche di riduzione del deficit e del debito pubblico non possono funzionare in mancanza di scelte politiche di sviluppo. Che ne pensa al riguardo Bersani e il centrosinistra? Il rispetto dei vincoli comunitari non impedisce un confronto anche aspro per modificare le linee guida delle burocrazie europee e della Germania. Le politiche di austerità  non hanno funzionato. Sono l’esatto contrario di quanto sta avvenendo nell’economia americana che notoriamente non è guidata da estremisti alla Vendola. D’altra parte, non c’è bisogno di essere massimalisti comunisti per capire che senza rinsanguare l’economia reale anche il debito pubblico non potrà  che crescere e lo scempio del già  fragile welfare state italiano non potrà  che rendere precaria la tenuta sociale di un Paese già  stremato. Senza produrre un nuovo sviluppo. In Italia non c’è un eccesso di spesa pubblica rispetto ad altri Paesi europei. Purtroppo la nostra è in parte consistente, inefficiente a causa di apparati burocratici spesso inadeguati e improduttivi. La riconversione della spesa e della burocrazia pubblica sarà  questione primaria del governo che verrà ? Difficile esserne sicuri. Le esperienze passate non sono rassicuranti. La riforma che va sotto il nome dell’onorevole Bassanini ha prodotto una burocrazia dirigenziale molto ben pagata, spesso inamovibile ma non sempre efficace e all’altezza dei compiti da svolgere. Rendere l’apparato pubblico più efficiente significa valorizzare le molte intelligenze presenti nelle strutture pubbliche e investire nelle tecnologie capaci di rendere il rapporto con il cittadino più semplice. L’ideologia dominante è quella che assegna allo Stato un ruolo marginale a vantaggio di un libero mercato senza lacci e laccioli. Basta studiare qualche statistica e si scopre l’inganno. Esemplare quanto succede per la spesa sanitaria nel mondo. Le statistiche dell’organizzazione mondiale della sanità  dimostrano che i Paesi a gestione pubblica sostengono una spesa enormemente inferiore a quelli a sanità  privata. Il centrosinistra vuol continuare con le scelte del governo Monti di taglio alla sanità  pubblica o s’impegna a renderla più efficace, conservando però il diritto alla salute previsto dalla carta Costituzionale? Quali le scelte per produrre nuovo lavoro? Le grandi opere o l’opzione di creare lavoro con interventi diffusi nel territorio a risanamento ambientale? Grandi opere o rendere le fatiscenti scuole pubbliche adeguate in sicurezza e creando spazi adatti ai giovani studenti? Senza modificare il fallimentare modello di sviluppo prevalente in questi decenni il riformismo nostrano rischia di fallire la nuova prova di governo del Paese.
Corriere dell’Umbria 20 gennaio 2013

Centrosinistra, l’ora delle scelte

Perfetto. Bersani ha annunciato che il PD non intende partecipare al cabaret della politica e quindi la campagna elettorale del maggior partito del centrosinistra sarà incentrata sui problemi del Paese e non sulla ricerca degli effetti speciali che i talk show possono produrre. E’ provato da ogni statistica che il popolo italiano legge poco i giornali e ancor meno i libri. La formazione delle idee e delle scelte politiche dipende molto, c’è chi sostiene esclusivamente, dalla presenza televisiva dei leader e dei leaderini dei partiti e dei movimenti. (altro…)

Mondi paralleli

Due mondi paralleli che non si conoscono e non comunicano se non a sprazzi. La realtà di un Paese allo stremo e il mondo della politica impegnato nella campagna elettorale che parla di alleanze future, di scenari apocalittici se vince lo schieramento guidato da Tizio o guidato da Caio. Tutti che si affannano a promettere svolte radicali, rivoluzioni, devozione all’Europa o referendum per uscire dal sistema dell’Euro. (altro…)