Il giusto riposo

Tornano a sorridere i berluscones. Non tutti, però. Angelino Alfano già  affaticato dal tentativo eroico di tenere assieme un partito allo sbando, non sarà  premiato per il suo lavoro. Il leader dei moderati rimane il capo di Arcore. Che sia un moderato sembrerebbe una definizione eccessiva che sia un leader carismatico, è indubitabile. E’ vero che il popolo è abituato a improvvise svolte nella linea politica berlusconiana e quello dichiarato il giovedì sarà  smentito il venerdì, ma questa volta sembra proprio che la piattaforma per la campagna elettorale sia stata impostata con nettezza dal leader della destra. Dimenticati gli otto anni di governo del centrodestra guidato dal Cavaliere, si ricomincia a vendere panna fresca. Non è il caso di sottovalutare quanto popolari possono essere le semplificazioni berlusconiane. Tanti, troppi forse, imputano alla moneta unica la responsabilità  della crisi che ormai riguarda tutti. Difficoltoso anche per gli economisti, spiegare al popolo che tornare alla lira non sarebbe salvifico per chi vive di stipendio o di pensione e comporterebbe la distruzione di gran parte dei risparmi delle famiglie già  intaccati dalla crisi. Ed è vero che, grazie all’ignavia del governo delle destre, il processo che ha introdotto l’euro ha prodotto un impoverimento di parti consistenti della popolazione. Ma lo sforzo per uscire dalla crisi dell’euro deve essere rivolto alla costruzione di una moneta che rappresenti l’unione politica dell’Europa, non il suo sfilacciamento. Quanti ritengono la politica tedesca responsabile della recessione? Credo che la squadra di calcio più supportata al mondo sia stata la Grecia nell’incontro con la Germania di venerdì scorso. Si va diffondendo nelle opinioni pubbliche mondiali un astio antigermanico che non promette niente di buono. L’attacco di Berlusconi allo strapotere teutonico è molto popolare anche perchè è indubbio che Angela Merkel fa di tutto per apparire prepotente e sorda alle ragioni degli altri. Pensare, come dice Berlusconi, che l’euro potrebbe sopravvivere anche senza la Germania rientra nella categoria delle discussioni del bar dello sport. Saranno questi i temi della prossima campagna elettorale? Difficile capirlo. Il governo Monti continua a essere sotto il ricatto della destra. Una destra che svolge nei lavori parlamentari essenzialmente il ruolo di garante degli interessi sostanziali del suo padre-padrone. Niente leggi anti corruzione, stop alle modifiche della legge elettorale, modifica del sistema istituzionale attraverso un emendamento. Si vuole introdurre il presidenzialismo attraverso un emendamento, avete capito bene. Nonostante che il popolo abbia, con un referendum costituzionale, confermato che l’Italia è una repubblica parlamentare, si torna all’attacco: elezione diretta del capo dello stato, chiede la destra. E il centrosinistra che fa? Diviso come non mai non riesce a darsi una linea. E’ paradossale che in una situazione di smarrimento di massa e di rischi per la tenuta democratica del Paese ci si accapigli sulle primarie o si cerchi di inseguire il grillismo urlando più forte gli insulti alla casta politica di cui si fa pur parte. E’ proprio impossibile una discussione razionale su quanto Monti e i suoi ministri stanno facendo? E’ quello che chiede legittimamente Vendola. Le giuste cautele non possono impedire un’analisi seria dei risultati ottenuti nel contrastare la recessione dal governo voluto dal presidente Napolitano. Costruire una credibile piattaforma politica per guidare il Paese, richiede un impegno rigoroso prima di tutto del PD. Un centrosinistra non si dà  senza il partito democratico ma Bersani non può continuare a tenere insieme il diavolo e l’acqua santa. Preoccupandosi meno del chiacchiericcio interno al suo partito acquisirebbe maggior credibilità . Al momento in cui scrivo, non so se il sindaco di Firenze annuncerà  la sua candidatura alle primarie. Se lo farà , non drammatizzerei più di tanto. Non sarà  questo che deciderà  il risultato elettorale. Considerando che la legge elettorale rimarrà  quella voluta dalla destra, bisognerà  aggregare una coalizione credibile non solo per il ceto politico in campo, ma per la gente comune. Decisivo sarà  recuperare al voto quella massa di astensioni rivelata da tutti i sondaggi. Non sarà  facile. Lo scoramento prodotto da venti anni di cattiva politica e da leader, leaderini, mezze calzette, ha prodotto un astio verso gli addetti ai lavori che, per essere superato, richiede non solo un rinnovamento generazionale ma anche un cambio radicale del modo d’intendere l’impegno politico. Coloro che continuano a pensare che sia scontata la prosecuzione della carriera politica come se niente fosse successo, sbagliano. Non bisogna essere adepti del movimento cinque stelle per ritenere che sia arrivata la stagione che chi ha tanto dato all’impegno a tempo pieno nella pubblica amministrazione, torni a occuparsi dei propri affetti. Dopo tanto lavoro, si merita un giusto riposo.
Corriere dell’Umbria 24 giugno 2012

Il rischio della rivolta sociale

I sondaggi possono essere ritenuti affidabili o no, ma quando sono confermati da un voto che ha riguardato gran parte dell’elettorato, la loro attendibilità  non può che aumentare. L’ultima indagine demoscopica segnala il PD come primo partito al venticinque per cento; il Movimento cinque stelle al ventuno per cento; il PDL al quindici. Le invettive del leader dell’IDV non sembrano portare consensi: sotto il sei. Oltre il quarantacinque per cento degli intervistati non ha scelto per chi o se votare. In caduta ulteriore la fiducia a Monti, supera di poco il trenta l’apprezzamento per l’azione del governo. Tutto ciò non è che la conferma dello stato d’incertezza di un Paese che non riesce a trovare un punto di equilibrio condiviso tra il rigore dei bilanci pubblici e l’esigenza di riprendere a costruire una società  in cui il lavoro non sia più l’assillo per milioni di cittadini. Non è cosa facile e lo stato comatoso della democrazia repubblicana non aiuta certo a trovare la strada giusta e apprezzata dal popolo. Il parlamento bloccato dalla voglia della destra di imporre la sua visione della giustizia o l’incapacità  di tutta la casta politica di riformarsi, non può che spingere la gente comune fuori dalla politica organizzata dai partiti presenti in assemblee elettive piene di nominati dalle oligarchie. Il costo intollerabile della politica non è soltanto quello dei benefit, ma è essenzialmente la confermata incapacità  del ceto politico di prendere provvedimenti giusti e nell’interesse di tutti. I nostalgici del “quando c’era Lui”, dovranno mettersi l’anima in pace. Dal Polo Nord all’Antartide è opinione comune ritenere che per riparare ai danni prodotti dalla triade Berlusconi-Bossi-Tremonti, occorrerà  almeno una generazione. Sarebbe però ingiusto considerarli i soli responsabili del disastro italiano. Quanti anni sono che il Paese non si ammoderna? Quanto ha speso negli ultimi anni il mondo della produzione in ricerca e innovazione? Il ministro Passera ci assicura che nel 2013 saranno chiusi tutti i cantieri della Salerno – Reggio Calabria. Se sarà  così l’Autostrada sarà  completata dopo cinquanta anni. La nuova “Freccia Rossa” prevede scompartimenti a otto posti, con servizi modernissimi e isolamento completo rispetto dal resto del treno. L’elite viaggerà  al top. Il resto dei viaggiatori continuerà  a trovare, quando li trova, treni arcaici che corrono su una rete non dissimile da quella costruita all’inizio del secolo scorso. L’auto è in crisi in tutta Europa e perciò la Fiat ha deciso di tornare indietro rispetto agli investimenti promessi a Berlusconi e a Monti. Le auto non si vendono ma se in Germania per la prima volta si perde il sei per cento, l’azienda diretta da Marchionne perde quote di mercato da un anno, a maggio il dodici. L’operaio tedesco guadagna il doppio di quello italiano. L’ammiraglia Fiat è diventata la meravigliosa Panda, l’ammiraglia del gruppo Volksvagen è l’Audi otto. Quante Panda devi vendere per avere lo stesso valore aggiunto dell’Audi? Chissà  se i bonus per Marchionne continueranno a essere liquidati nonostante il crollo delle vendite e il ridimensionamento degli investimenti.
Dall’inizio della crisi finanziaria esplosa a Wall Strett, la parola d’ordine è stata: salviamo le banche. Ciò ha comportato sacrifici immensi per tutti i popoli. Rinnegando il credo liberista, i governanti e le elite al potere a Bruxelles, a Londra o a Washington, hanno deciso che il disastro privato doveva essere pagato un’altra volta con i soldi pubblici. E coloro che il disastro hanno provocato? Ignobilmente hanno continuato a dividersi lauti stipendi e bonus milionari. Banche che rischiano il fallimento mentre i loro manager continuano ad arricchirsi e mentre la gente comune s’impoverisce. Quanto può durare questo paradosso prima che dall’indignazione si passi alla rivolta sociale?
Il decreto sviluppo votato dal consiglio dei ministri di venerdì prevede che le risorse siano trovate fondamentalmente con la vendita del patrimonio pubblico. La cosa non deve suscitare scandalo. Molti beni pubblici sono inutilizzati o possono essere privatizzati senza incidere sulla qualità  della vita dei cittadini. Bisogna far però tesoro delle esperienze di vendita di beni pubblici già  avvenute. Anche in Umbria gli enti territoriali hanno dismesso patrimoni. Non esistono statistiche al riguardo ma qualche buffo episodio si conosce. Ad esempio un’amministrazione che vende un palazzo per poi riprenderlo in affitto compie un atto intelligente o spreca denaro pubblico? Privatizzare una farmacia che produce reddito è cosa intelligente o qualcosa d’altro? Vendere quote di una società  che si occupa di parcheggi senza porre vincoli di tariffa o di costruzione di spazzi di parcheggio libero, salvaguarda il diritto alla mobilità  del cittadino? In quante circostanze anche in Umbria, la collaborazione pubblico ““ privato ha avuto come conclusione il guadagno per il privato senza alcun vantaggio per il cittadino? Il patrimonio delle città  è frutto della storia e spesso è dovuto al lavoro e all’intelligenza delle classi dirigenti del tempo. Oggi la stagione è diversa da tutti i punti di vista e la situazione sembra imporre le dismissioni. Almeno si provi a evitare la svendita o le regalie.
Corriere dell’Umbria 17 giugno 2012

Il presidente che non ha dubbi

Pensavamo che uno dei problemi fondamentali della politica italiana fosse stato la sua personalizzazione. In questi venti anni sono esplosi i partiti personali e ogni simbolo, eccetto quello del PD, aveva come sottotitolo un nome. Casini, Fini, Rutelli, Di Pietro, Berlusconi e via, via elencando. Come accertato non da sondaggi, ma dal voto amministrativo di maggio, la credibilità  dei partiti è a un limite storico. PD e PDL raggiungono insieme il numero di elettori che prima avevano singolarmente. Certo i berluscones sembrano in caduta libera mentre il PD diviene il primo partito, ma nel concreto i cittadini hanno scelto in prevalenza o il non voto o il voto per raggruppamenti che rappresentano un’altra politica. La reazione di PD e PDL, pur nella diversità  delle situazioni, sembra essere la stessa: le primarie per recuperare un rapporto con la società . Si può essere favorevoli o contrari al meccanismo delle primarie, ma certamente è un metodo di scelta che riconferma la personalizzazione. O No? Quella di Bersani e del PD è la proposta attesa dal Paese? Difficile accertarlo, ma forse più che sapere se sarà  Bersani, Vendola o Renzi a guidare la coalizione di centrosinistra, alla gente interesserebbe sapere cosa vogliono fare i partiti per impedire il disastro da tutti annunciato. Il presidente Obama ha passato la settimana a parlare con i leader europei per convincerli a prendere provvedimenti per invertire la tendenza recessiva. Il presidente americano ha fatto qualche gaffe quando, ad esempio, si è dimenticato che l’impazzimento della finanza mondiale è originato negli Stati Uniti quando Bush ha consentito il fallimento della Lehman Brothers, la più grande bancarotta della storia americana. Come ha operato Obama nella crisi? Le scelte dell’amministrazione sono state le stesse di quelle imposte all’Europa dalla signora Merkel: innanzi tutto salvare le banche. Come l’Europa, anche gli Usa non hanno investito un dollaro o un Euro per invertire le tendenze recessive e le ricapitalizzazioni bancarie non hanno prodotto risorse per le imprese nè nuovo lavoro. Perchè Cristina Lagarde, direttrice del Fondo Monetario, non trasferisce risorse alla Grecia? Perchè manca l’autorizzazione americana. Assistiamo a un gioco delle parti tra Obama e la Merkell? Il rischio è grande. Incontro del G Otto a Camp David. Tutti i leader vestiti casual e come sempre sorridenti. Risultati? Zero. Alla fine del mese di giugno altro incontro del G Venti non ricordo dove. Speriamo che questa sia la volta buona e che qualche decisione radicale sia presa dai così detti grandi della terra. Intanto in Italia assistiamo alle baruffe del governo Monti. La scorsa settimana il ministro Passera ha annunciato con giusta enfasi i decreti legge per lo sviluppo. Non erano certo un piano Marshall, ma qualche elemento positivo s’intravvedeva e, tra l’altro, sembrava che il governo intendesse cominciare a saldare i debiti dello Stato alle imprese. Com’è noto si tratta di una cifra enorme: attorno ai settanta miliardi. Contrordine della ragioneria centrale. Non c’è un Euro di copertura. Passera s’inferocisce ma può farci poco. I creditori dovranno aspettare ancora. Altro allarme nel governo è dovuto al fatto che si scopre che mancano tre miliardi e mezzo nelle entrate fiscali. Non sono un tecnico, ma con una recessione del tipo di quella che stiamo vivendo, non era tecnicamente prevedibile un calo delle entrate dello Stato? Il consiglio di amministrazione della Rai è scaduto. La legge che lo regola è una pessima legge voluta dal centrodestra per riempire il CDA di clientes obbedienti ai partiti. Sarebbe stato saggio cambiare la legge e intanto commissariare la Rai. Il capo del governo ha invece scelto di nominare il presidente e l’amministratore delegato: due esperti in finanza. La forza dell’ideologia. Il nostro presidente del consiglio, monetarista convinto, non ha dubbi mai. L’esperto in materia finanziaria ha il dono divino di poter gestire tutto. Importa poco che la Rai abbia un enorme problema di qualità  nella sua offerta culturale, il requisito che mancando, ha comportato il calo dell’audience e quindi inferiori entrate pubblicitarie. Dopo l’inseguimento decennale della televisione commerciale, il bilancio della Rai è terrificante non solo dal punto di vista dei conti, ma principalmente da quello della sua debolezza nello svolgimento del suo ruolo di servizio pubblico. Compito, che come sappiamo, giustifica il canone che i cittadini pagano annualmente. Tra le altre eccellenze italiane marginalizzate dal potere ci sono quelle di tanti esperti di mass-media. La comunicazione non è una scienza esatta, ma per quanto stiamo vivendo, anche la finanza non brilla per affidabilità .
Corriere dell’Umbria 10 giugno 2012

Il rischio del rigor mortis

Tra meno di un anno saremo chiamati a scegliere con un voto da chi farci governare. Al momento non è certo se l’ignobile legge elettorale vigente sarà  cambiata e quindi quali alleanze si formeranno rimane misterioso. Le recenti elezioni amministrative hanno modificato nel profondo il quadro politico e soltanto gli sciocchi possono pensare che l’esplosione dell’astensione e del Movimento cinque stelle rientrano nella categoria del provvisorio. Una parte considerevole di elettori considera il voto un rito inutile; un’altra parte sente che una diversa politica è possibile senza e contro i partiti attuali. Prenderne atto sarebbe utile. Il centrodestra berlusconiano si arrovella in una crisi che rischia di non avere fine. Lega in ibernazione, berlusconiani frantumati nelle diverse fazioni che non stanno più insieme nemmeno con la colla a presa rapida. Ogni giorno Alfano o l’ex Capo del governo, s’inventano una proposta di portata storica. L’ultima, quella dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica ha il pregio del ridicolo. Giornali che sembrano partiti (La repubblica), indicono meeting per costruire piattaforme, programmi e liste civiche nazionali.Il pluri presidente Montezemolo non farà  prigionieri e non vuol niente a che fare con i transfughi pidiellini, vuol correre da solo come la Ferrari. Casini e Fini dopo la batosta alle amministrative non sanno che fare. Rutelli scopre che la fiducia posta su Lusi era eccessiva, risulta così imbronciato e anche lui indignato. Il PD impegnato nella scelta della foto cui riferirsi per costruire le alleanze future non sa che fare da grande. Quella di Vasto con Bersani, Vendola e Di Pietro non piace a tutti i leader. Alcuni vorrebbero eliminare Di Pietro e aggregare i moderati. Il problema è che in Italia di moderati sembra che ce ne sono così tanti che anche La Russa se ne interessa. Poi come si definisce un moderato in un’aspra stagione politica come questa? La confusione è grande sotto il cielo, ma a dispetto di ciò che diceva Mao, la situazione non è eccellente. Non è eccellente perchè mentre la politica è incartata a inseguire il nulla, il Paese sta andando a rotoli proprio per responsabilità  della classe politica. Non è una particolarità  soltanto italiana. L’assoluta incapacità  delle classi dirigenti europee ad affrontare la crisi dell’Euro rafforza il senso di precarietà  in tutti i Paesi. C’è una sorta di cecità  nel non voler prendere atto che le politiche di austerità  stanno portando al disastro non solo la Grecia e la Spagna, ma l’intera comunità  europea che, a detta di ormai molti osservatori, rischia l’implosione. La Germania ottiene il finanziamento del suo debito a costo zero. Noi e la Spagna, il debito lo paghiamo oltre il 5%. La Grecia in concreto non ha più la possibilità  di ottenere credito dal mercato. Questo scarto è giustificato dalla forza economica della Germania o decide il tutto o gran parte la speculazione finanziaria? Non è ottusità  quella di Berlino di rifiutare qualsiasi azione di contrasto alla speculazione? La cancelliera tedesca non può pensare che per essere grande la Germania può fare a meno del resto dell’Europa e non può non sapere che, senza un diverso sviluppo, la comunità  cesserà  di esistere. La tenuta sociale del continente è a un punto di non ritorno. L’impoverimento delle famiglie non riguarda soltanto quelle greche o italiane, anche i Paesi virtuosi dell’Europa settentrionale hanno seri problemi. Ormai i dati della disoccupazione giovanile e femminile sono tali da richiedere una svolta radicale nelle scelte di politica economica di tutti i governi europei. Assolutamente inutili gli allarmi per l’emergere di spinte populiste che hanno portato, ad esempio, un partito nazista dentro il parlamento greco. La storia anche recente dovrebbe insegnare ai leader europei che la disperazione acceca le menti e provoca la ricerca di scorciatoie a dispetto della democrazia e delle libertà . Siamo tutti convinti che l’ultima berlusconata dello stampar moneta se l’Europa non lo fa sia una sciocchezza? Personalmente non lo credo. La funzione della banca centrale europea non può essere soltanto quella che vuole la Germania. La debolezza della Comunità  non è di ordine economico. La debolezza è tutta politica. Purtroppo le classi dirigenti che vollero l’Euro sono scomparse, sostituite da mediocri leader il cui unico scopo è stato quello di salvaguardare le loro carriere politiche. In questo aiutate da una burocrazia accecata dall’ideologia liberista. Nonostante i loro ripetuti fallimenti, i costosi burocrati di Bruxelles, imperterriti, continuano a imporre le loro ricette. L’Europa soltanto se unita può svolgere un ruolo decisivo nell’economia e nella cultura del mondo. Il rigore come panacea dei nostri problemi può produrre soltanto il rigor mortis di una comunità  che rimane ricchissima d’intelligenze e di creatività  nonostante le mediocri classi dirigenti espresse per troppi anni.
Corriere dell’Umbria 3 giugno 2012